venerdì 18 agosto 2017

Poesia anti Trump

“La Poesia è viva e lotta assieme\per noi” lo dico sempre e lo dirò fino alla sfinimento. 

Una prova lampante è il progetto “Locofo Chaps” dell’editore William Allegrezza (originario dell’Indiana, USA, e con nonni marchigiani) creato per Moria Poetry, la sua casa editrice. Nei primi 100 giorni della presidenza Trump ha pubblicato 100 plaquette (piccoli libri di poesia), rigorosamente anti-Trump, che ha poi spedito singolarmente alla Casa Bianca come protesta. 






Ogni plaquette - adesso sono più di 116 - è scritta da un\una poeta. Voci disparate che si sono scatenate su vari temi e in varie forme contro l’amministrazione in carica. Allegrezza dice che non ha ricevuto alcuna risposta dalla Casa Bianca, ma sente questa forma di protesta molto catartica. 





Dicevo che colpisce la ricchezza di voci diverse, sia nella forma che nel contenuto.

Per esempio: “Weathered reports: Trump surrogate quotes from the Underground” di Amy Bassin e Mark Blickley, è un libro altamente ironico, fatto di citazioni di personaggi (Putin, Gheddafi, Osama Bin Laden, Saddam Hussein, Mussolini, Pol Pot e altri), che potrebbero esser state pronunciate da Trump, viste la tematiche e le argomentazioni delle frasi.

Un’altra forma la troviamo in “Intersyllabic Weft” di Maria Damon, Adeena Karasick, Alan Sondheim, dove riconosco e mi rallegro del flusso linguistico filosofico musicale di Karasick. Tra le altre balza una frase: “è questo il modo in cui viviamo nell’anno privo di maghi”.

“If they hadn’t worn white hoods, 8 million would have shown up in the photographs” di John Bloomberg-Rissman e Eileen R. Tabios già svela dal titolo l’ironia feroce contro Trump e l’ondata di odio a cui, con le sue parole, ha dato man forte. La plaquette è una sorta di modulo da compilare inserendo il proprio nome in ogni frase che inizia con “I regret”, mi rammarico di\rimpiango di… con tutta una serie ironica di riferimenti a cose dette o fatte da Trump, contro la democrazia, i neri, le donne, i collaboratori, il popolo e altri ancora. Termina con la frase: “Rammaricarsi? Rimpiangere? Siamo seri, sono perfetto, non ho rimpianti.”

“Don’t say his name” di Donna Kuhn raccoglie poesie di riflessione su di noi e su questi tempi. Interessante vedere la quantità di domande che pone nelle sue poesie, tra cui quella più forte e che chiude proprio la poesia che dà il titolo alla raccolta: “siamo condannati?”



Trovo che sia meravigliosa questa forma di protesta - pacifica, letteraria e variegata – e chiedo a voi lettori e lettrici se sapete di casi del genere in Italia (a me non ne vengono in mente).

Parte del pubblico presente alla lettura del 15 luglio

Le plaquette possono essere scaricate gratuitamente in PDF dal sito dell’editore, oppure le si possono comprare a prezzo ridotto. Vedi moriapoetry.com

E’ stata fatta una lettura corale presso Myopic Books a Chicago lo scorso 15 luglio.


Janine Harrison


Sheri Reda


Le foto sono prese dal profilo Facebook dell'editore Allegrezza.

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