lunedì 22 agosto 2016

Lucia Guidorizzi recensisce Alberto Barina

BREVI PERCORSI PROFONDAMENTE LUMINOSI

Le riflessioni dell'amica e collega Lucia Guidorizzi su “Piccoli viaggi di luce” libro di poesie di Alberto Barina.

"Questo piccolo, prezioso libro di poesie di Alberto Barina, rigorosamente autoeditato, come tutti gli altri, per sfuggire alle vampiresche logiche di mercato che vengono inflitte a chiunque ai giorni nostri osi pubblicare poesie, racconta di un viaggio appartato, in cui gli accadimenti lasciano  poche tracce esteriormente, mentre creano profonde risonanze interiori.
Vivere in questo modo è arduo, complesso, e si sottrae a tutte le logiche più accreditate di chi si accontenta di esistere in superficie.
E’ un lavoro profondo e faticoso, quello di Alberto Barina, molto simile a quello delle donne cinesi Ama, pescatrici di perle, che s’immergevano in apnea negli abissi marini per raccogliere perle preziose e alle quali ha dedicato una poesia in una delle sue raccolte precedenti.
Un impegno poetico, quello di Alberto, che dura da venticinque anni e il cui emblema è l’immagine di un fragile e delicato ippocampo, creatura acquatica sempre più difficile da incontrare nei nostri mari inquinati. E come un ippocampo Alberto nuota nelle acque dell’Inconscio, portandoci i suoi doni in forma di parola.
Poche e intense poesie di grande bellezza e rarefazione, fatta eccezione per quella di chiusura “Do ut des (Soliloquio kamikaze)” in cui si discosta dallo stile delle altre, facendo emergere la consueta ironia che gli appartiene, ma che in questo caso diviene feroce sarcasmo, assumendo i toni di una dura requisitoria contro il vorace mercato che si fa intorno alla poesia e alle velleità di chi si cimenta nella scrittura.
La raccolta inizia con “Felicità per sottrazione” che costituisce in un certo senso il manifesto programmatico di tutto il percorso. Questo testo è ispirato dal libro di Pierre Zaoui “L’arte di scomparire” dal quale raccoglie l’invito alla discrezione del disapparire, in netta controtendenza con le modalità del nostro tempo, in cui vi è una vera e propria frenesia nei confronti della visibilità comunque e ad ogni costo.
Scrive: “Pensami,/mentre abito/dentro lo specchio/di questa felicità di sottrazione,/la meraviglia del distacco/dalle pendici dell’ego.”
Sono poesie che si sviluppano intorno al tema della luce, luce che assume anche aspetti fotografici come in “Promemoria per un autoritratto” in cui il poeta si definisce
“Lacrima d’occasione/o ossessione di fiamma mancata;/polvere che si crogiola alla luce/scampata alla paura del ragno.”
oppure in “Scrivere con la luce”, dedicata al fotografo Sebastiao Salgado nella quale scrive “Estrai dalla luce/il bianco e il nero,/l’oro/di questa umanità./ Fotogrammi di monumentale e tragica bellezza;/mondi ancora vergini/estesi oltre le barricate/di questa nostra occidentale esistenza.”
Sono poesie in cui compaiono creature totem di questo viaggio segreto, come il piccolo e timido pettirosso nell’omonima poesia,
“Ti vedo/alla luce instabile del giorno,/mi somigli./ Rosso timido,/ad una briciola di passo,/nuclearmente stecchito/sul ciglio/dei soprusi dell’inverno.”
e tocchi di colore, come in “Inconsueto Renoir
”I colori/si preparano al nudo/al crepuscolo,/alla tela che esige la notte.”
fino a raccontarci in “Breve interferenza sonora” come le vibrazioni sonore abbiano anch’esse una tonalità emotiva che corrisponde ad un determinato colore
“Il suono /ha una timbrica di luce,/rimane esterrefatto sulla rupe della lingua;/è un Ulisse che compie una pronuncia/da una sconosciuta latitudine.”
Una poesia che coniuga in modo esemplare il tema della luce e della sottrazione è “Costellazioni di terra” ispirata al film-documentario “Nostalgia della luce” del regista cileno Patricio Guzman. Il film racconta delle donne di Atacama che scavano nel deserto alla ricerca dei corpi scomparsi dei loro cari che vi sarebbero stati occultati dal regime di Pinochet. ”Ecco/il passo silente delle costellazioni/le donne di Atacama/conoscono l’asciutto ed il sale/di una fragile religione.”
Passo dopo passo, questi ”Piccoli viaggi di luce” ci conducono verso un’autentica umanità, ci insegnano la compassione e l’empatia nei confronti di forme di vita e modi di essere di cui abbiamo dimenticato il valore.
Tutto in questo libro racconta l’arduo esercizio di restare in bilico tra l’emozione e il distacco, l’intensità ascetica di una dedizione alla parola che contrasta con le logiche grossolane della vita comune.
Si tratta di un lavoro di decantazione e di rarefazione che conduce alla serena accettazione di un’esistenza “imperfetta”, come imperfetto è l’amore .
Alberto Barina è un poeta autentico e lo conferma il suo vivere appartato, il suo coltivare una  poesia sommessa, ma al tempo stesso ostinata e pervicace."