giovedì 29 dicembre 2016

"IO RACCONTO" - Il teatro di Ottavia Piccolo

Lunedi 5 dicembre la Professoressa Rosaria Ruffini ha invitato l'attrice Ottavia Piccolo a parlare di teatro presso lo IUAV di Venezia. Relatore invitato anche il Prof. Carmelo Alberti.
La signora Piccolo, anzi Ottavia, come ha chiesto subito di essere chiamata (mostrando, una volta di più, di essere una donna molto alla mano e disponibile), ha parlato a ruota libera della sua vita in teatro e per il teatro.
"Se un testo è ficcante in ambito contemporaneo, allora mi piace"è stata una delle sue prime affermazioni. Infatti Ottavia da tempo mette in scena testi di autori contemporanei.
Nel 2000 le arriva un testo di Roberto Cavosi, "Rosanero", dove, partendo dalla tragedia greca giunge a parlare di donne di mafia. (Qui la trama: Rosanero )
Quella, ci dice, è stata la prima volta che ha messo in scena un testo non tradizionale. E da lì si è scrollata di dosso l'immagine di attrice di teatro di regia.

Stefano Massini è il suo drammaturgo di riferimento italiano, giovane autore di 41 anni. Le piace perché racconta la contemporaneità in modo talentuoso.
"Processo a Dio" pubblicato da Einaudi, è stato scritto appositamente per Ottavia sul tema della Shoah.
Ora gira i teatri d'Italia con "Enigma", sempre scritto da Massini.
Inoltre dello stesso autore ha messo in scena "7 minuti" e "Terra di latte e miele" sul conflitto israelo-palestinese.

A chi la chiama per proporle di fare "La Locandiera" Ottavia risponde di no, perché "non vuole essere sdraiata sul titolo", come si dice in un'espressione colorita. Vuole che si dica qualcosa di nuovo, certamente anche facendo i classici, ma il suo obiettivo non è mostrare di saper fare questo mestiere (su cui nessuno dubita che lo sappia fare in modo eccellente).

"Il mondo non cambia con il teatro, ma aiuta a comprendere certi temi, a farsi domande, suscitare interesse e dubbi sugli argomenti. Ogni evento teatrale è biografico, dice George Banu. E' vero: ti rimane dentro la vita."

E' interessante sentire che Ottavia Piccolo non ha mai studiato recitazione vera e propria, fin dalla prima volta sul palco (da bambina) si comportava come le attrici di lunga data. Ha studiato tutti i vari metodi di recitazione, ma non ne ha applicato uno. "Ho sempre fatto a senso mio, come quando alle Scuole Elementari le maestre dicevano: leggi a senso. Ecco, io leggo dando il senso. Il mio è un Non-metodo! Ho sempre sentito e fatto così. Sono figlia d'arte adottiva, nel senso che i miei genitori non sapevano nulla di teatro, non ci andavano, erano poveri."

"Io non interpreto i personaggi, io racconto".

Ottavia ha lavorato, tra i tanti illustri, anche con Strehler nel Re Lear.
"Io ero sia Cordelia che il matto, che dice al re la verità nuda e cruda. Il matto è la continuazione dell'amore di Cordelia, diceva Strehler, ecco perché voleva che fosse interpretato da un'unica attrice."

Ottavia Piccolo allo IUAV invitata dalla Professoressa Ruffini

"Donna non rieducabile", splendido e potente spettacolo teatrale su Anna Politkovskaja, giornalista russa uccisa. Dice Ottavia: "Non è la copia di Anna, io sono una sorta di medium che legge e racconta i suoi fogli, articoli e appunti. Io non sono Anna, se lo dicessi toglierei credibilità a ciò che dico sul palco."

Aggiunge: "Massini ha scritto il copione come una poesia, c'è poca punteggiatura e dà il ritmo della lettura, oltre ad aggiungere il distacco. Il pubblico, se sei credibile, ti crede! Se gli dici che questo tavolo è una zattera, ti crede!"

Ottavia, infine, dopo averci regalato due ore di "lezione" teatrale, ci ha fatto la lettura di due pezzi dall'opera sulla giornalista russa brutalmente assassinata.
Ci ha lasciati tutti con enorme entusiasmo, sia per la sua saggezza, che per la generosità.
Consiglio vivamente di vederla a teatro o, alla peggio, in video.
Video Il sangue e la neve


mercoledì 23 novembre 2016

Voci degli Dei Invisibili -Controcanto di Lucia Guidorizzi

“Il Dio il cui oracolo è a Delfi non dice, non nasconde, ma dà segni”

L'aforisma di Eraclito, messo da Lucia Guidorizzi in apertura della prima parte del suo libro di poesie "Controcanto" (edito da Supernova Edizioni), ci mette già sulla buona strada per capire il messaggio che corre sotto i versi della raccolta. 

E' un sorriso ribelle quello che scaturisce dalla prima poesia (bellissima, asciutta e disarmante): Mano sinistra, dove Lucia, poeta padovana, scrive:    

Scrivo con la mano sinistra
La mano del Diavolo
Anche se me l’hanno vietato
Perché porta disordine

Scrivo con la mano
Che mi ha chiesto
Di scrivere
E nessuno
Sarà in grado di correggermi

Scrivo con l’emisfero destro
Che produce visioni
E non si spaventa delle voci
Degli Dei Invisibili

Scrivo da mancina
Perché non sono addestrabile
Perché è così che vuole
La mia indole maldestra

Scrivo con la sinistra
Perché sono veggente
Perché sono diversa
Perché la mia natura è questa

Scrivo con il mio spavento e la mia allegria
Anche se mi avete messo la penna
Nella mano destra per la fotografia




Le "voci degli Dei Invisibili" si fanno sentire lungo tutto il libro, che è ispirato e dedicato a Vittoria, la nonna paterna, Emily Bronte , Emily Dickinson e Amalia Rossellli. Le voci di questi dei, o di queste 4 donne, o di altre ancora - non spaventano Lucia che, anzi, desidera oltrepassare realtà che la incatenano.


TRESPASS

Nella discontinuità di questi attimi
Nel variare della distanza
Nell’eccesso inaccessibile
Non finisco mai di darti alla luce
E tu di partorirmi

Sono venuta a te
Con la fatica del mendicante
Che trascina la sua mancanza
In una valigia stipata di attese

Aprimi tutta
E mi srotolerò
Davanti a te
Come un tappeto
Pieno di cifre occulte
Che solo tu interpreti

Riconoscimi come ti ho riconosciuto
Torna a me nel sogno
Con le tue lente carovane di vento
In partenza per il paese della luce

Solo incontrandoci vivremo
Le nostre incandescenze
Oltrepassando realtà che c’incatenano

E quando raggiungerò
Il culmine della pienezza
Tornerò ad essere vuota
Per ricominciare ad attenderti


Tutto il libro si legge d'un fiato per la bellezza dei versi, ricchi di giochi di parole e immagini incisive, e per una sorta di trama, molto forte e decisa, che rende chiaro il percorso di Lucia nel suo atto di "Trespass". 


 SOLO QUESTO SAPEVO CHE UN ALTRO PASSO
SAREBBE STATO IRREVOCABILE

Il taumaturgo porta sempre una ferita
 Per riconoscere il Segno bisogna essere stati contusi

Abbagli sono la luce che non riusciamo a guardare
La bronzea freccia quando colpisce il bersaglio
Provoca dolore ed esultanza

Per accogliere il dono bisogna essere stati contigui
Ma l’orbita dei nostri pensieri ci conduce sempre Oltre

 Ora scivoliamo nel limpido vuoto celeste
 Smettendo ogni veste mondana

 Si può ascoltare solo chi sa tacere l’Amore
 Silenzio non richiede misura

Sulla riva Notte come viandante frettolosa
Saluta Aurora prima di scomparire
     - solidale con l’Invisibile -

 Iniziano a ritirarsi sbiadendo
 Le sfarzose le ombre di velluto
 Per cedere il palcoscenico al Giorno

 Quando lo specchio smetterà di riflettere
Finalmente Mancanza porterà grazia inattesa

Ogni ferita racconterà
Ciò che non riuscimmo mai ad essere

Ci parlerà di noi
Con fairy-play ineluttabile


Consiglio vivamente di leggere\regalare\farvi leggere questo libro di Poesia (da cui ho preso queste liriche).
Lo potete acquistare qui: 

Si nota il gran lavoro dietro ogni verso, con puntualità e accuratezza al minimo dettaglio. Caratteristica di Lucia è creare immagini molto delicate, che spesso hanno a che fare con lavori manuali di donne di un tempo. 

        Attendo caparbia di ritrovare l’Eldorado
        Certa dell’attesa riconquista
        Che coi favori della Luce mi restituirà il respiro
        Dopo aver filato gomitoli d'apnee

Soprattutto trovo interessante e raro il tema affrontato da Lucia e la sensibilità con cui l'ha trattato. E' stato davvero difficile scegliere le poesie da inserire nel post, le sono grata per aver parlato in versi di un tema spesso affrontato con superficialità, che, in finale del libro, riassume con questi versi:

Ciò che ami
Ciò che hai avuto
Ciò che sei stato
Sparirà




Lucia Guidorizzi è nata a Padova e vive a Venezia. Laureata in Lettere, insegnante, tiene seminari di scrittura e ha partecipato, a varie edizioni del Festival Internazionale de La Palabra en el Mundo. Ha pubblicato con Editoria Universitaria: “Confini” (2005), “Scandalose entropie. Riflessioni poetiche sugli abusi prodotti dal divenire storico” (2006) , “Ibrida Hybris”(2007), “Quadrilunio, Una tetralogia dell’anima”(2009) Ha pubblicato con Supernova “Milagros” (2011) , “Nel paese dei castelli di sabbia” (2013) e “Controcanto” (2015). Alcuni suoi articoli e recensioni sono presenti nella rivista “Le voci della Luna” e ha collaborato con la rivista virtuale “Transfinito” a cura di Giancarlo Calciolari.Ha scritto La roccaforte dell’Eden. Memorie poetiche di viaggio nello Yemen  per il film-documentario presentato alla 65.a Mostra del Cinema di Venezia : Appunti di viaggio sullo Yemen prodotto da Piero Pedrocco con il patrocinio dell’Ambasciata a Roma e del Consolato Onorario a Firenze della Repubblica dello Yemen. Alcune sue  poesie sono inserite nelle antologie “Cuore di preda” Edizioni CFR 2012, “Il ricatto del pane”, Edizioni CFR 2013, “Sotto il cielo di Lampedusa” Rayuela 2014, “Fil Rouge” Edizioni CRF 2015. Ha curato insieme a Daniela Zamburlin l’antologia poetica “Tra velme e barene. La voce della poesia” Supernova 2013. Fa parte del direttivo del Progetto 7 Lune ed è curatrice della rubrica online sulla letteratura ispanoamericana LuciAllaluna.

lunedì 24 ottobre 2016

Areterteca

"Areterteca" significa "terremoto" nel dialetto di Saletta, frazione di Amatrice, Rieti. Due mesi oggi un ennesimo potentissimo movimento tellurico distruggeva vite e paesi. Uno dei compiti di tutti è mantenere l'attenzione viva, non solo sulle recenti popolazioni colpite, ma anche su quelle di Emilia Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Lombardia.

E mi viene in mente Danielle Legros Georges, Poeta Laureata della città di Boston dal 2014, statunitense nata ad Haiti, che, tra le tante splendide poesie, ne ha scritta una dedicata alla sua città d'origine colpita dal terremoto. 
http://www.lesley.edu/news/2014/12/professor-danielle-legros-georges-is-named-bostons-poet-laureate/ 

Alcuni di noi hanno avuto la fortuna di ascoltarla e, è il proprio il caso di dirlo, vederla recitare questa sua poesia. 
Per me è stata un'illuminazione che non avevo mai avuto ascoltando una poesia letta da chi l'ha scritta. 

La Professoressa Legros Georges l'ha "cantata" con voce molto dolce, seguendo un ritmo ondulatorio fatto da versi ripetuti. Questo suo modo performativo molto efficace ha letteralmente incantato i presenti. Io ancora oggi la sento e rivedo in me, talmente è riuscita a dare la sensazione del terremoto. 
E rifletto su noi, poeti e poete d'Italia, a come leggiamo spesso in modo monotono e privo di colore le nostre poesie. 

Era il 21 maggio, a Palazzo Romagnoli, Forlì, all'interno del "L'orecchio di Dioniso" - Festival Internazionale di Poesia, Musica e Arti Visive, il cui direttore artistico era Walter Valeri.
http://www.lamacchinasognante.com/festival-di-poesia-musica-e-arti-visive-lorecchio-di-dioniso-21-e-22-maggio-forli/

La Poesia, lo ripeterò sempre, è molto potente, e anche Legros Georges ce lo ha dimostrato. 
Consiglio di vedere tutta la lettura di poesie che ha fatto al Festival in questo video girato da Melina Piccolo, figlia di Pina Piccolo, traduttrice, poeta e tra le organizzatrici del Festival.
https://www.youtube.com/watch?v=schi2OAFrIk 

Grazie davvero a chi l'ha invitata in Italia.

Danielle Legros Georges - Foto di Melina Piccolo



lunedì 22 agosto 2016

Lucia Guidorizzi recensisce Alberto Barina

BREVI PERCORSI PROFONDAMENTE LUMINOSI

Le riflessioni dell'amica e collega Lucia Guidorizzi su “Piccoli viaggi di luce” libro di poesie di Alberto Barina.

"Questo piccolo, prezioso libro di poesie di Alberto Barina, rigorosamente autoeditato, come tutti gli altri, per sfuggire alle vampiresche logiche di mercato che vengono inflitte a chiunque ai giorni nostri osi pubblicare poesie, racconta di un viaggio appartato, in cui gli accadimenti lasciano  poche tracce esteriormente, mentre creano profonde risonanze interiori.
Vivere in questo modo è arduo, complesso, e si sottrae a tutte le logiche più accreditate di chi si accontenta di esistere in superficie.
E’ un lavoro profondo e faticoso, quello di Alberto Barina, molto simile a quello delle donne cinesi Ama, pescatrici di perle, che s’immergevano in apnea negli abissi marini per raccogliere perle preziose e alle quali ha dedicato una poesia in una delle sue raccolte precedenti.
Un impegno poetico, quello di Alberto, che dura da venticinque anni e il cui emblema è l’immagine di un fragile e delicato ippocampo, creatura acquatica sempre più difficile da incontrare nei nostri mari inquinati. E come un ippocampo Alberto nuota nelle acque dell’Inconscio, portandoci i suoi doni in forma di parola.
Poche e intense poesie di grande bellezza e rarefazione, fatta eccezione per quella di chiusura “Do ut des (Soliloquio kamikaze)” in cui si discosta dallo stile delle altre, facendo emergere la consueta ironia che gli appartiene, ma che in questo caso diviene feroce sarcasmo, assumendo i toni di una dura requisitoria contro il vorace mercato che si fa intorno alla poesia e alle velleità di chi si cimenta nella scrittura.
La raccolta inizia con “Felicità per sottrazione” che costituisce in un certo senso il manifesto programmatico di tutto il percorso. Questo testo è ispirato dal libro di Pierre Zaoui “L’arte di scomparire” dal quale raccoglie l’invito alla discrezione del disapparire, in netta controtendenza con le modalità del nostro tempo, in cui vi è una vera e propria frenesia nei confronti della visibilità comunque e ad ogni costo.
Scrive: “Pensami,/mentre abito/dentro lo specchio/di questa felicità di sottrazione,/la meraviglia del distacco/dalle pendici dell’ego.”
Sono poesie che si sviluppano intorno al tema della luce, luce che assume anche aspetti fotografici come in “Promemoria per un autoritratto” in cui il poeta si definisce
“Lacrima d’occasione/o ossessione di fiamma mancata;/polvere che si crogiola alla luce/scampata alla paura del ragno.”
oppure in “Scrivere con la luce”, dedicata al fotografo Sebastiao Salgado nella quale scrive “Estrai dalla luce/il bianco e il nero,/l’oro/di questa umanità./ Fotogrammi di monumentale e tragica bellezza;/mondi ancora vergini/estesi oltre le barricate/di questa nostra occidentale esistenza.”
Sono poesie in cui compaiono creature totem di questo viaggio segreto, come il piccolo e timido pettirosso nell’omonima poesia,
“Ti vedo/alla luce instabile del giorno,/mi somigli./ Rosso timido,/ad una briciola di passo,/nuclearmente stecchito/sul ciglio/dei soprusi dell’inverno.”
e tocchi di colore, come in “Inconsueto Renoir
”I colori/si preparano al nudo/al crepuscolo,/alla tela che esige la notte.”
fino a raccontarci in “Breve interferenza sonora” come le vibrazioni sonore abbiano anch’esse una tonalità emotiva che corrisponde ad un determinato colore
“Il suono /ha una timbrica di luce,/rimane esterrefatto sulla rupe della lingua;/è un Ulisse che compie una pronuncia/da una sconosciuta latitudine.”
Una poesia che coniuga in modo esemplare il tema della luce e della sottrazione è “Costellazioni di terra” ispirata al film-documentario “Nostalgia della luce” del regista cileno Patricio Guzman. Il film racconta delle donne di Atacama che scavano nel deserto alla ricerca dei corpi scomparsi dei loro cari che vi sarebbero stati occultati dal regime di Pinochet. ”Ecco/il passo silente delle costellazioni/le donne di Atacama/conoscono l’asciutto ed il sale/di una fragile religione.”
Passo dopo passo, questi ”Piccoli viaggi di luce” ci conducono verso un’autentica umanità, ci insegnano la compassione e l’empatia nei confronti di forme di vita e modi di essere di cui abbiamo dimenticato il valore.
Tutto in questo libro racconta l’arduo esercizio di restare in bilico tra l’emozione e il distacco, l’intensità ascetica di una dedizione alla parola che contrasta con le logiche grossolane della vita comune.
Si tratta di un lavoro di decantazione e di rarefazione che conduce alla serena accettazione di un’esistenza “imperfetta”, come imperfetto è l’amore .
Alberto Barina è un poeta autentico e lo conferma il suo vivere appartato, il suo coltivare una  poesia sommessa, ma al tempo stesso ostinata e pervicace."

mercoledì 15 giugno 2016

Lucia Guidorizzi recensisce "Or-dite!Trame d'arte contro la violenza sulle donne"

San Paolo e le zie

“ Non concedo a nessuna donna di insegnare né di dettare legge all’uomo; piuttosto, se ne stia in atteggiamento tranquillo.” San Paolo, Epistola a Timoteo

“ Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come si conviene nel Signore.” San Paolo, Epistola ai Colossesi

“E infatti, non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo.” San Paolo, Epistola ai Corinzi

L’anima alle donne venne concessa solo nel 585 D.C.  da Gregorio di Tours durante il Concilio di Macon. Prima, queste si potevano tranquillamente e legittimamente vendere, uccidere, affittare.
 In Italia solo nel 1946 viene concesso loro il diritto di voto e solo nel 1981 vengono abrogati  il delitto d’onore e il matrimonio riparatore.

Oggi lo stillicidio continuo di morti e violenze nei confronti delle donne rivela però che c’è ancora molta strada da compiere.

E questa strada bisogna compierla uniti, uomini e donne insieme lucidamente consapevoli degli aspetti striscianti e meno evidenti di questa tragedia collettiva.

Ogni volta che una donna fa un passo per scrollarsi di dosso il giogo di una realtà in cui non si riconosce, in cui si sente umiliata e offesa, sente dentro di lei una vocina, magari quella di una vecchia zia che le dice “Porta pazienza, sopporta, il tuo uomo non è peggiore di tanti altri, se ti ha mancato di rispetto ciò è accaduto solo perché era stanco, nervoso, c’è di peggio a questo mondo.” E allora la donna stringe i denti, chiude gli occhi e tira dritta, per amore del quieto vivere, ma qualcosa si spegne per sempre in lei.

La bellissima antologia curata da Serena Piccoli, “Or-dite! Trame d’Arte contro la violenza sulle donne” raccoglie testi in poesia, in prosa e teatrali che investigano sugli strappi e sulle lacerazioni del vivere, sull’omertà che si crea intorno a queste ferite, sulla “banalità del male” che porta tante donne ad essere quotidianamente uccise da uomini che le considerano “cose” da distruggere qualora non corrispondano alle aspettative richieste.


Serena Piccoli, insieme ad amiche ed amici accomunati dalla passione per la scrittura,  disseziona gli stereotipi e i condizionamenti della società, della famiglia e delle relazioni, che concorrono e creare i presupposti di questa violenza quotidiana.

Nel monologo teatrale“Non ne usciamo vive” Serena dice:

“Il mio parroco mi diceva che noi donne siamo nate da una costola di Adamo, siamo subalterne per natura biologica e religiosa.
Mia nonna mi diceva: ama l’uomo tuo coi vizi suoi. Sii fedele sempre, a prescindere da come ti tratta.
Mio nonno mi diceva che la donna è stata creata per accudire marito, casa, figli, non occorre che lavori.
Mia madre mi diceva che la donna è più brava ad accudire i figli perché più sensibile, materna e calorosa.
Mio padre mi diceva che era grave che non sapessi cucinare, come avrei fatto durante il matrimonio?
Il mio primo ragazzo mi diceva che dovevo fare la donna vera. Non sapevo ci fosse una donna vera e una falsa.
La mia amica mi diceva che noi donne istighiamo violenza negli uomini.”
In questo testo, l’autrice riesce a cogliere con sguardo acuto tutte le modalità per cui donne si diventa al punto tale da doverne morire.
Quando una donna rinuncia a se stessa, per compiacere un uomo per cui lei non sarà mai abbastanza, si sentirà sempre e comunque inadeguata, nonostante tutte le storture dell’anima che si autoinfligge per accontentarlo. Annientandosi in nome dell’amato, diviene simile alle dame dai piedi di giglio dell’antica Cina, storpia e debole, incapace di reggersi sulle proprie gambe.
A volte, per assecondare la vocina della zia che le consiglia di essere una buona compagna accondiscendente, si nasconde dietro ad un paio di occhiali da sole, per non far vedere che ha pianto e va a fare la spesa come se niente fosse, mentre continua a bruciare in un quotidiano inferno, e nessuno si accorge di nulla.
L’infelicità di questa donna destinata a soccombere la racconta Francesco Sassetto, con uno sguardo sgomento e disincantato sulla tragedia di un’ennesima donna uccisa, nella sua poesia “Stefania”
“Poi sul giornale, a pagina piena, la meraviglia,

il dolore di amici e parenti, le testimonianze,

le dichiarazioni, il pianto unanime dopo il massacro
 senza alcuna ragione.

Senza spiegazione.

Due foto a colori, le foto del prima e del dopo e
 un poliziotto che stende il verbale, le stesse parole.
Non l’avevi davvero capito, Stefania,
 il suo grande amore.”
Ma il dolore cresce, si amplifica e macchia il senso del proprio valore di persona, di soggetto vivo ed in grado di agire nel mondo come scrive Simonetta Sambiase in “Paronomasia”
Questo dolore mi ustiona

mi abusa mi profana

e si amplifica allo sgocciolare da ogni invasione
 dentro

fuori

nel corpo
Questa dissoluzione del corpo, del Sé corporeo, è prodotta dalla violenza e dalla mancanza di rispetto per il femminile, che produce nella donna atteggiamenti improntati ad una profonda insicurezza e disistima che sfocia in comportamenti autolesionistici come ci racconta una poesia di Clery Celeste che segue
Si aspetta lo spazio libero della serratura,
 quando la casa è lenzuola pulite

il vuoto e la pace senza il pesonei suoi confronti

e l’affanno delle colpe, cercare

i miei resti sotto al letto.

Su ogni cosa con cui mi hai colpito
 rimango e poco a poco mi disgrego.
L’alterità irriducibile della donna quindi diviene contrassegno delle persecuzioni che durano da millenni. Eppure, Giorgia Monti auspica nella poesia che segue un nuovo mondo in cui non ci si debba sottomettere, non essere dominati, ma neppure dominare.
Nella pienezza del giorno nuovo
s'infrangeranno le parole
servite a niente

e saranno specchi

per la memoria.

Il mio amico qui

si è appena spolpato

l'ultima fetta di sarcasmo.

Con le mie ho già cucito il sacco
 per le tue budella.
Questa antologia, affronta molti temi e problemi con i quali la maggior parte delle persone evita di confrontarsi  poiché incarnano scomode verità. Pertanto non si può che essere profondamente grati a Serena Piccoli per essersi fatta carico di questa coraggiosa dissezione dei meandri più oscuri dell’anima umana, spesso avvolti nella reticenza.
Solo la parola può sfondare lo spesso muro dell’indifferenza e ricamare nuovi mondi liberi.

 Lucia Guidorizzi
Lucia Guidorizzi declama sue poesie al Bologna in Lettere 2016


Ringrazio Lucia (amica e poeta) per questa recensione dove ogni paragrafo è un fendente alla cultura sessista patriarcale. 



Altre splendide recensioni a Or-dite! le trovate qui (grazie a Lucianna Argentino e Cristina Bove):
http://bit.ly/21ln6Ov

E un mio intervento qui http://bit.ly/1Q9bKgO 
Il libro lo potete richiedere a exosphere@virgilio.it, costa 7 euro e ve lo spediscono a casa. E' edito dall'Associazione Exosphere di Reggio Emilia, associazione creata da 3 grandi donne e scrittrici: Simonetta Sambiase, Gabriella Gianfelici e Federica Galetto. Le loro attività sono tutte a favore delle donne, dell'uguaglianza, della pace, contro qualsiasi odio e intolleranza. Comprare il libro è anche un modo per sostenere le loro nobili iniziative. 
Di violenza sulle donne bisogna parlare parlare parlare e ancora parlare. 

venerdì 3 giugno 2016

Tra acqua e acqua c'è musica e poesia - Giorgia Monti


Performer

Brava interprete di poesie

Artista eclettica

Indefessa e curiosa 

sempre alla ricerca di stimoli e slanci, nuove contaminazioni e stratificazioni


Da anni parlo così di Giorgia Monti, quindi nessuna sorpresa da parte mia quando mi ha detto mesi fa: “Sere, voglio incidere un CD di musica e mie poesie!”

La copertina dell'ep e CD 

Un CD? Quando tutte noi siamo concentrate sulla pubblicazione cartacea, ecco che arriva lei con una nuova avventura, non propriamente tradizionale per una poeta.

Giorgia, ma perché un CD?

"Perché...perché? Amo la musica da sempre, la maggior parte dei miei reading sono accompagnati da musica, credo molto nella commistione parola e suono. Il CD mi è stato proposto da Fabio Fanuzzi quando mi ha sentita presentare Francesca Del Moro (scrittrice e performer, ndr) e leggere una sua poesia. E così ho deciso di farlo, perché sperimentare mi piace, il mio editore dice che i miei testi sono musicali e che nella ricerca delle parole che faccio c'è un'indagine tesa al significato e alla sonorità. Non cerco le rime che non amo molto, bensì consonanza e assonanza, oltre alla musicalità della parola, che si sente quando la si legge. E' un po' il concetto "significato/significante" che include anche questo aspetto. Credo che la musicalità integri e rafforzi la parola, non la faccia soccombere come in alcuni casi che ho sentito"

L'interno del CD con le foto di Valentina Gaglione




Che razza di mondo,
Ed. Cicorivolta, 2012


"Inoltre la poesia ha bisogno di attualizzarsi e questo è anche un modo per veicolarla, ovviamente la parola è predominante. Io scrivo poesie non canzoni, e queste registrazioni non vogliono essere tali, come in altre registrazioni che ho sentito, certamente belle, ma dove la parola si perdeva.
Credo nelle contaminazioni, come nel mio primo libro ("Che razza di mondo" Ed. Cicorivolta, 2012 ndr), la parola si mischiava con l'arte pittorica, qui la musica dialoga con le parole."





E così il 14 aprile esce online su Spotify e ITunes, oltre che su CD, l’ep “Tra acqua e acqua” 4 poesie inedite di e recitate da Giorgia: “Prendi me”, “Tra acqua e acqua”, “Senza titolo”, “Dachau”. Al basso, batteria, chitarra Fabio Fanuzzi, al piano e sax Mario Sboarina. Registrato e masterizzato presso @Fuzz studio recording e con le splendide foto di Dissonanzeridondanti di Valentina Gaglione.


Ascolto online:
http://spoti.fi/1Uv2HFk

http://apple.co/1Uv2UIC


Il CD, sia per musica che per confezione, è di alta qualità, nulla da invidiare a quelli che compriamo dei nostri cantanti preferiti. E’ interessante la sintesi armoniosa tra poesia, recitazione di Giorgia (molto concentrata e ben diretta nell’interpretazione, in qualche punto dal tono più teso di quando legge nei suoi reading) e musica di diversi strumenti.




Sono molto intrigata dalla prima poesia, poiché è duplice e antitetica: Giorgia non crede in Dio, ma tuttavia gli parla, non lo prega, ma allo stesso tempo gli fa una richiesta.


“Prendi me.

Dio che non ti prego, accogli le mie mani disgiunte.

Dio che non ti credo, ascolta la mia parola sola.

Dio che non ti vedo, baratta la mia carne con la sua.

E finalmente abbi peso.”



“Tra acqua e acqua” ha musiche arabeggianti, bello il finale in cui riecheggia la frase: “La differenza tra acqua e acqua è il sale in gola”.


Il sax accompagna “Senza titolo” che si apre con una frase che racchiude, ahimé, un concetto che da secoli viene imposto da subito a noi donne: “A sentirmi piccola mi avete insegnato” . Ma Giorgia, come tante donne, non si spezza, anzi “invece poi inciampo di luce, ho fiuto, abilità di mani ai pensieri allacciate”. Come accade in altre sue poesie, l’inizio è segnato da una imposizione esterna negativa, che pare poterla annientare, ma alla quale risponde con orgoglio e forza per poi sfociare nel finale in cui impone la sua indipendenza “Solo un cartello: privata proprietà.”

Foto della registrazione in studio
“Dachau” unisce osservazioni su quel che è stato il Nazismo e sulla nostra, a volte, superficialità presente nei confronti di questa tragedia.


In tutto l’ep apprezzo molto che la sua voce appaia nitida e la musica non sia uno sfondo, ma elemento importante al pari del testo poetico.

La Poesia, come dico sempre io, fa bene a chi deve far bene e male a chi deve scalfire, unirla così con la musica e l’interpretazione di Giorgia fa avvicinare anche chi, a torto, la snobba ritenendola aulica, antiquata, lontana da noi, roba da sepolcri imbiancati. Online l’ascolto è gratuito, se si vuole fisicamente il CD costa 4 euro, quindi non abbiamo neanche la scusa dell’elevato costo per non ascoltarlo.

Lo potete richiedere qui http://bit.ly/1UAF9il



Declama sue poesie al Festival Bologna in lettere il 28 maggio 2016
Giorgia presenta il suo CD con letture di queste 4 poesie, oltre ad altre di inedite, in giro per locali e rassegne varie. Vi auguro di poterla sentire anche dal vivo, perché uno dei suoi tanti talenti è la capacità di armonizzare tre diversi elementi, cosa di solito difficile e scivolosa per tutti: poetica, interpretazione e allestimento scenico. La sua poetica, come si evince anche dall’ep, è densa, pregna, ha rabbia, sofferenza, ironia, è sguardo beffardo verso ciò che è successo e svela forza d'animo nonostante tutto e tutti. Mentre la sua interpretazione è spesso morbida.

Non la sentirete mai gridare qualche strofa neanche quelle di rabbia accesa, non ne ha bisogno, dice già tutto coi versi. Il pubblico questo lo percepisce, rimane avvolto da un'atmosfera rarefatta di colori e percezioni insolite, perché la poesia è il suo rifugio da un mondo così poco poetico. Ma è anche il suo regalo (è donna estremamente generosa) a noi, gli 'altri', che, non a caso, ci rifugiamo in lei.


Buon ascolto!



"Che razza di mondo" e altri video di Giorgia:http://bit.ly/1XVTjgK

La sua pagina Facebook: http://bit.ly/23gRZEw

Il suo profilo ne La Recherche: http://bit.ly/1Uv3RRb 

giovedì 2 giugno 2016

BOLOGNA IN LETTERE -commenti di partecipanti

Sabato 28 maggio si è conclusa la IV edizione di Bologna in Lettere, “Un festival lungo un anno” dice lo slogan, con una intera giornata ricca di eventi poetici in vari locali del centro.


Francesca Del Moro, scrittrice, traduttrice, performer e una delle organizzatrici del Festival: “Il BIL comprende una serie di eventi che si articolano per molti mesi precedendo le giornate culminanti di maggio ed impegna lo staff pressoché senza soluzione di continuità tra un’edizione e l’altra. Abbiamo faticato non poco questa volta e spesso ci è sembrata una fatica ingrata: non abbiamo ottenuto finanziamenti, le nostre iniziative volte a raccogliere fondi sono perlopiù andate a vuoto e la stampa si è mostrata poco interessata. Siamo rimasti in pochi a barcamenarci tra gli impegni personali e di lavoro e l’organizzazione di un festival che in termini quantitativi e qualitativi avrebbe richiesto uno staff completamente dedicato per molti mesi. Il fatto che, a dispetto di tutto questo, il progetto si ampliasse senza sosta mi sembrava una cosa da pazzi. Chi me lo fa fare? Mi sono detta spesso. Ma sono contenta di non aver mollato perché alla fine i risultati ci sono stati. Gli eventi hanno quasi sempre registrato una buona affluenza ma a premiarci davvero sono state le reazioni degli autori e di molti spettatori che non hanno ancora smesso di inondarci di affetto e stima.”

Posso confermare, perché viste con i miei occhi, sia la buona affluenza che le positive reazioni di autori e pubblico. A questo proposito Fabia Ghenzovich, poeta veneziana invitata al pranzo letterario di sabato, commenta così:  “Mi preme esprimere il mio apprezzamento per l'atmosfera che si è creata e che hanno creato gli organizzatori del festival. Atmosfera di grande accoglienza e serena condivisione, insomma uno star bene in definitiva, di cui li ringrazio.”

Artisti e artiste di sabato 28 maggio

Lucia Guidorizzi, poeta padovana invitata a declamare nel pomeriggio di sabato, commenta :  “E’ stato come immergersi in una sorta di “stream of consciousness”,in un flusso vivo di parole, in un magmatico dono di speranza. E’ stata un’esperienza coinvolgente, densa d’incontri umani e culturali dalla quale sono uscita arricchita di idee e di confronti costruttivi. Si è respirato un clima di generosa accoglienza, di autenticità e di vero scambio creativo, cosa rara di questi tempi e perciò ancor più preziosa.”

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Giorgia Monti, scrittrice e performer forlivese, invitata a declamare la sera di sabato: “Ciò che mi ha lasciato il BIL è sicuramente un’emozione positiva grazie al gran bel clima di ascolto e scambio dato dall’assenza di prosopopea o toni finti. Ho percepito stima tra noi autori, non ho sentito aleggiare invidia, supponenza, o altro di negativo. Vi è stata attenzione e rispetto da parte di tutti, ovviamente ognuno coi propri gusti, sappiamo bene che possiamo piacere o no, me compresa, ma in generale l’atmosfera era assolutamente positiva.”


Continua Del Moro: “In particolare si è dimostrata vincente la scelta di articolare la maratona poetica, che ci caratterizza fin dalla prima edizione, in vari spazi della città ma senza compresenza di eventi in modo da evitare la dispersione e la frustrazione di non poter assistere a tutte le letture. È stato davvero bello spostarci insieme da un evento all’altro attraverso il centro, bello vedere i poeti scambiare libri ed esperienze. Come è accaduto spesso in passato, da questi incontri nasceranno con ogni probabilità nuove amicizie e collaborazioni.”
Monti ascolta il reading

Io stessa ho conosciuto di persona autrici di cui avevo letto poesie, ma mai incontrate, e sì, è stato davvero stimolante parlarci finalmente assieme!  

Le intervistate fanno anche nomi e cognomi, ed è interessante vedere quali.
Ghenzovich: “Volevo mettere in evidenza la pluralità degli approcci alla poesia. Poesia come testo, poesia come esperienza sonora e performance e video fino ad arrivare a forme d'arte pura quando la performance investe il corpo e la sua espressione nel rapporto individuo-mondo. Parlo in questo caso della Cera Rosco, per esempio, che usa il suo corpo di donna come oggetto-soggetto trasfigurandolo in visione.”

Monti: “Ho il rammarico di non aver seguito di più il festival, mi ripropongo sempre di seguire gli eventi, ma poi la distanza, il lavoro e impegni vari della vita si mettono d’ostacolo con conseguente frustrazione per il mancato approfondimento. Sono riuscita almeno a seguire la maratona del 28 maggio. E cito Pier Francesco De Iulio, come poeta che più mi ha mosso e smosso.”
Concordo con Giorgia, anche a me De Iulio ha colpito più di tutti con le sue poesie brevi, efficaci, pulite, ricche di immagini originali e forti in cui parla d’amore senza mai citarlo.

Giorgia Monti declama. Foto di Jacopo Ninni.

Del Moro: “Un altro aspetto interessante della maratona è il fatto che ciascun membro dello staff sia chiamato a scegliere autori da invitare ma che poi si ritrovi a condurre eventi con autori scelti da altri. È un altro modo per ampliare la propria visione, conoscere persone nuove e stringere legami. Personalmente sono molto felice di aver portato nel nostro festival autrici che amo come Giorgia Monti e Alba Gnazi e a mia volta sono grata agli altri per avermi fatto scoprire molti bravissimi poeti, tra cui Francesco Filia e Chiara Cantagalli. Faccio solo quattro nomi ma ce ne sarebbero molti altri. Bologna in Lettere è per me una delle migliori espressioni della vivacità e della ricchezza che caratterizzano il panorama poetico attuale. 
Il festival concepito da Enzo Campi, da cui ho imparato l’importanza di avere uno sguardo a 360 gradi che abbracci anche autori apparentemente distanti dal proprio modo di essere e di scrivere, ha come sua principale caratteristica quella di unire due aspetti che mi interessano particolarmente: da un lato conduce un’esplorazione capillare della realtà poetica contemporanea richiamando decine di autori da tutto il territorio nazionale, dall’altro si dedica allo studio di figure importanti per la nostra storia letteraria attraverso varie forme espressive e sotto molteplici punti di vista. Personalmente sono lieta di aver proposto e poi curato gli eventi che nei mesi precedenti alle giornate di maggio sono stati dedicati a Luigi di Ruscio e Massimiliano Chiamenti.”

Il pubblico al Cortile Café

Protagonista di questa edizione del festival è stata Amelia Rosselli (1870-1954), scrittrice, giornalista, attivista politica e prima drammaturga italiana, la cui figura “è stata approfondita attraverso riflessioni critiche, letture, performance multilingue, musica, video, la produzione di un libro e una mostra di suoi ritratti realizzati dal fotografo Dino Ignani” dice Del Moro.

Ghenzovich: “Interessantissima la parte critica e saggistica relativa alla Rosselli, con interventi di studio e ricerca e un concorso dedicato alla sua poetica. Un terreno fertile di sperimentazione a 360°, stimolante e vivo, nel quale sono stata felicemente coinvolta a mettere un mio piccolo semino.”

Guidorizzi declama presso Altro? 

Guidorizzi: “Ho deciso di leggere una parte della sezione del mio ultimo libro “Controcanto” Supernova, 2016, dedicato a lei. Capita che, per una sorta di empatico attraversamento si venga abitati da luoghi, voci, incontri, che prendono spazio dentro di noi, fino a possederci completamente. Ciò avviene in una condizione paragonabile al torpore sonnambolico, nella quale la nostra mente inizia ad operare spontaneamente, snocciolando parole e versi, senza alcuna riserva culturale, senza alcun deterrente razionale, senza alcun filtro logico-critico.
Le parole che nel tempo sono state pronunciate, sono come onde luminose che continuano a vibrare nello spazio e noi, a volte impunemente, possiamo captarle e riarrangiarle, trasformandoci in una sorta di cassa di risonanza.
Dopo una lettura globale ed intensiva dell'opera poetica di Amelia Rosselli, mi è accaduto di fare questo genere di esperienza. La sua voce poetante, che procede attraverso slittamenti linguistici, allitterazioni, glossolalie ed ecolalie, allargando orizzonti di senso, si è insediata potentemente dentro di me e, senza darmi tregua, ha preso forma e consistenza assumendo un ritmo suo proprio. Non ho potuto resisterle: ho preso la penna ed ho iniziato a scrivere, sotto sua dettatura.
Nella mia mente echeggiavano le incandescenze ed i disagi di Amelia, il suo dolore e la sua irriducibile e tragica bellezza interiore, uniti alla lucida consapevolezza del suo essere straniera in ogni dove.
Mi sono lasciata attraversare dal vento del suo immaginario poetico, mettendomi in ascolto  dell'intensità della sua voce monologante, di lei che, raccontava, attraverso mille reticenze ed ostensioni, la sua sofferta parabola esistenziale, attraversando "anacoreta e vergognosa" la storia turbata del Novecento, riuscendo a far sgorgare, quasi come  da una partitura musicale, ogni silenzio  ed ogni parola che l'abitavano, ogni luce ed ombra che l'attraversavano, ogni turbamento ed ogni estasi che la torturavano incessantemente.
Le ho fatto posto dentro di me, nient'altro, ed ho lasciato che sgorgassero spontaneamente parole che si sono tramutate in una sorta di eco.”

Da sx Guidorizzi, Piccoli, Monti, Ghenzovich

Il tema del BIL 2016 era Stratificazioni, ho chiesto a Giorgia Monti perché abbia voluto leggere, tra le sue tante, proprio quelle sue poesie (edite e inedite): “Le ho scelte non solo perché sono testi nuovi e recenti  e quindi più vicino a me, ma perché rappresentano la mia evoluzione creativo-poetica. Qualcosa di nuovo che si è stratificato in me, un deposito rispetto alla poetica precedente, che conferma il mio stile o, come direbbe il mio editore (Cicorivolta, ndr), la mia voce.”


Anch’io ho declamato la sera presso il Cortile Cafè di via Nazario Sauro nel gruppo di Giorgia e di nuovo le rubo le parole, visto che pure io ho scelto mie poesie inedite per lo stesso motivo (come vedete, mica dico a caso che lei è la mia metà poetica!). Come ultima poesia ne ho declamata una inedita ispirata a Giorgia (descrivendo la persona e la poeta), donna dalle molteplici affascinanti stratificazioni che ha, a sua volta negli ultimi 3 anni, arricchito la sottoscritta con altrettanti strati benefici. La poesia “Con te” l’ho trascritta su un foglio dipinto a mano, regalatomi da un’altra cara amica: stratificazioni letterarie e visive, oltre che d’Amicizia.

Ecco il video: https://youtu.be/A-JYnmHYpps 

Declamo "Con te" al Cortile Cafè. Foto di Jacopo Ninni

Il Bologna in Lettere si è concluso, è stata una edizione ben riuscita, grazie all'ideatore Enzo Campi, ai tanti organizzatori e ad autori e autrici presenti. Vi lascio con la frase di Agnese che si aggirava tutto il giorno nei luoghi del BIL con un bell’esemplare di cane bianconero molto mite e silenzioso : “Ha l’abitudine di ascoltare poesia. Ha anche i suoi gusti. Se qualcosa non gli va a genio, si fa sentire e vuole andar via. Oggi, come vedi, gli è piaciuto tutto!”

E come si sa: bambini e cani sono la voce della verità…








Da Controcanto – Lucia Guidorizzi

PARTITURA INCOMPIUTA PER AMELIA
Ecolalie inconcluse
                                           
"Il sole brillava ed era una grande cafonata
il suo andare, il sole brillava, ed era per te,
che io morivo senza ritegno!"  
                                                            Amelia Rosselli

 VIII

Ti offristi come guiderdone alla mia vacante sensibilità
nel frastornarmi con promesse estreme
mi tramortisti con gragnuole evocative
mi abbagliasti di scoppiettanti stupori
mi affumicasti con solfatare emotive

Non fui cauta anzi mi giocai
tutta ma proprio tutta nel mettere
il cuore e le mani lì dove non si vede
di donna mai mi appartennero le furbizie
e il calcolo di ostentate fragilità

Anche se mi ero frantumata per il mondo
esponendomi senza oculatezza
alla temperie dell'abbandono
ora ricoprivo l' inverecondia delle mie ferite
col rude saio della dignità

La mia nobiltà si palesava nel silenzio
nel non richiedere lacrimose intercessioni
anche se mi sentivo sfigurata
dal tuo sguardo distolto dalla tua assenza
lieve linea lignea che allignava tempesta

Da allora sono io
quella che continua a perdere
e mi va bene così di portare con grazia
la mia carne viva per il mondo
e di non rivendicare il guiderdone


(…)

                                                      XII

Ed ecco che in ipnagogica visione
mi sframmento mi sfrantumo nel fermento
e gli stanchi esautorati comizi delle parole
si sfrangiano scolorandosi in giardini
privati segregati

Ma tu che procedi imperituro
sulla carreggiata dei miei dolori
sfiammami gli occhi
fammi alba
fatti aurora nel cranio

E insidiando l'ippocampo insediati nell'amigdala
domina l'emisfero più remoto del cervello
nel macinare mostri
nel macinare i nostri
infiniti scontri e riscontri

Nell'accomiatarmi dai reami
cedevoli e manchevoli
d'un tempo mai vissuto
la mia tempesta diviene
bagaglio indegno

Celeste Impuro
pregno di nubi
che passano
senza pioggia senza posa
in amorosa imperfezione

sabato 14 maggio 2016

Festival Internazionale di Poesia La Palabra en el Mundo

Sabato 7 maggio ho assistito alla decima edizione del Festival Internazionale di Poesia La Palabra en el Mundo, tenutosi a Venezia e nato all'Habana, Cuba, e che si svolge in tutto il mondo nel mese di maggio.

Quest'anno il tema era: la Poesia come Azione di Pace e per la Pace. Un tema molto ampio e giusto, perché la parola poetica serve alla pace e alla giustizia. Nello specifico a Venezia si è scelto il filone dei rifugiati e dei diritti umani, partendo da una tavola rotonda dalle 10 alle 12 di mattina nella affascinante e idilliaca loggia del Centro di Studi e Documentazione della Cultura Armena (ecco, a proposito, ricordiamoci anche di quel popolo!).

Loggia del Temanza, Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena, Venezia

Titolo dell’incontro: La Parola Poetica e la parola della legge. Rifugiati di guerra: lasciti di donne in fuga. Oltre alle coordinatrici e organizzatrici, Anna Lombardo, Debra Werblud e Zingonia Zingone, c'erano studiosi del diritto, prof.ssa Pinton e prof. Zagato, e i poeti e poete Basir Ahang (Afganistan), Ana Arzoumanian (Argentina), Nenad Glišic (Serbia), Efe Duyan (Turchia), Melike Inci (Turchia).



Relatrici e relatori della tavola rotonda
Le personalità erano tante e tutte interessanti, ognuna stimolante grazie al proprio vissuto professionale e di vita (una docente di Cà Foscari accanto a un poeta afgano da qualche anno in Italia, per esempio), forse l'unica pecca è stata lo stacco tra alto numero di relatori e poco tempo (alla fine il dibattito è durato un'ora e mezza). Qui lo potete sentire https://soundcloud.com/radiocafoscari/incontri-ravvicinati-la-palabra-en-el-mundo-tavola-rotonda




Il cortile dell'Istituto Guggenheim
Nel pomeriggio il festival è continuato presso la sede dell'Istituto Guggenheim in Campo dei Carmini dalle ore 15 alle 19 e lì finalmente, dopo aver conosciuto alcuni poeti durante la tavola rotonda, noi del pubblico ci siamo tolti la voglia di sentire le poesie lette da loro stessi in lingua originale con slides in italiano.

Hanno declamato i seguenti poeti e poete:

Ana Arzoumian (Argentina), José Maria Prieto (Spagna), Efe Duyan (Turchia), Kadir Aydemir (Turchia), Gabriella Musetti (Italia), Nenad Glišic (Serbia), Terry Olivi (Italia), Selahattin Yolgiden (Turchia), Basir Ahang (Afghanistan), Gökçenur Ç. (Turchia), Beppe Costa (Italia), Fabia Ghenzovich (Italia), Melike Inci (Turchia), Craig Czury (USA), Andrea Garbin (Italia).  

Brave le organizzatrici (Giuliana Grando, Lucia Guidorizzi, Anna Lombardo) a chiamare artisti così variegati e, parere mio, a ben scegliere quel nutrito gruppo di talentuosi poeti turchi (tutti uomini sui 40 anni e una donna, Melike Inci, anche lei giovane) che mi hanno tenuta con le orecchie incollate alla loro voce. 


Il poeta afgano Basir Ahang legge alcune sue poesie










Basir Ahang è stato uno dei primi a declamare le sue intense poesie, tra cui "Questo momento mi appartiene" (che potete leggere interamente qui http://frontierenews.it/2013/06/il-canto-del-rifugiato-questo-momento-mi-appartiene/ )

Per le mie sorelle isolate dal mondo
e per i miei fratelli
che al posto dei libri
senza averne l’intenzione
hanno imbracciato i fucili
Questo momento mi appartiene

L'avvocata e poeta Ana Arzoumanian (argentina di origine armena) ha letto uno splendido frammento di una sua poesia in ricordo del genocidio degli Armeni da parte dei Turchi nel secolo scorso. La potete leggere qui in spagnolo http://registromx.net/ws/?p=5629 e nel suo sito http://anaarzoumanian.com.ar/ 

Strepitoso l'intervento del poeta spagnolo José Maria Prieto che prima ci ha letto alcune sue poesie ironiche, "Sotto sospetto", "Involontariamente, buona notte", e poi ci ha spiegato il suo amore per la poesia cinese, koreana e giapponese. Ce ne ha lette alcune da lui scritte in questi stili diversi, davvero uniche! Tra cui "Compleanno" e "All'improvviso" in tre terzine da 15 sillabe ciascuna e con finale ironico.

Sono state lette anche poesie di Poeti in Absentia, e quest'anno le organizzatrici hanno voluto leggere testi di uomini del carcere di Rebibbia che hanno frequentato il corso di poesia all'interno della prigione. 




E dulcis in fundo i poeti turchi che tanto mi hanno scossa (in senso positivo!) grazie alla loro ironia, linguaggio intenso e fluido, asciutto e dolce. Veramente tutti notevoli, una grande scoperta per cui ringrazio le organizzatrici.

Efe Duyan, poeta e architetto, ha letto tutte poesie molto belle e ironiche: "Call center", "Consigli per l'arredamento o cose importanti in una casa?", "L'operaio che incontrò suo figlio alle barricate dei militari" (il padre va a manifestare e scopre il figlio in  uniforme con il fucile davanti a lui), "Mehmet e Osman nella fabbrica del monopolio di stato". 
Il suo sito con poesie: http://www.efeduyan.info/#!poems-in-english-i/c19sx

Selahattin Yolgiden ha letto una bellissima poesia dal titolo "Giovan Battista Pergolesi".

Gokcenur C. ha chiuso il gruppo dei turchi in bellezza, regalandoci la sua dirompente ironia e dolcezza con "Maschera antigas, occhialini antiacido e latte" (l'equipaggiamento necessario per proteggersi dagli attacchi della polizia durante le manifestazioni giovanili dello scorso anno a Istanbul) , "La morte prende le stelle della notte per ferite con le croste", "Sei lontana dal tuo paese e io sono là". 

Tutti i poeti turchi, non solo questi tre su cui mi sono soffermata perché ancor di più mi hanno entusiasmata con la loro ironia e i cenni alla storia attuale turca, li potete leggere in italiano su questo prezioso e ben fatto sito (ve lo consiglio!)
https://defterpoesiaturca.wordpress.com/tag/gokcenur-c/page/2/


Poeti e poete: saluti finali

Il Festival è stato davvero interessante e arricchente, peccato la poca gente tra il pubblico, alcuni forse andati via durante il pomeriggio di sabato perché la maratona è stata un po' lunga (abbiamo gradito molto la presenza musicale della brava Carolina Curry). Forse si potrebbe far leggere un gruppo di poeti la mattina, così da alleggerire il pomeriggio. 



La locandina ufficiale
Il giardino del Centro di Documentazione e Cultura Armena














Festival  promosso dall'Associazione di Amicizia Italia Cuba Circolo di Venezia "Vittorio Tommasi", a cui hanno dato il Patrocinio Il Comune di Venezia, Commissione alla Cultura,  Città in Festa, Università Ca’Foscari Archivio Scritture e Scrittrici Migranti, Unione degli Armeni d’Italia.

A livello internazionale il Festival è voluto dal Proyecto Cultural Sur Internacional, la Rivista Isla Negra e il Festival Internacional de Poesía de La Habana a cui l'Associazione Italia-Cuba è affiliata da anni.