mercoledì 15 giugno 2016

Lucia Guidorizzi recensisce "Or-dite!Trame d'arte contro la violenza sulle donne"

San Paolo e le zie

“ Non concedo a nessuna donna di insegnare né di dettare legge all’uomo; piuttosto, se ne stia in atteggiamento tranquillo.” San Paolo, Epistola a Timoteo

“ Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come si conviene nel Signore.” San Paolo, Epistola ai Colossesi

“E infatti, non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo.” San Paolo, Epistola ai Corinzi

L’anima alle donne venne concessa solo nel 585 D.C.  da Gregorio di Tours durante il Concilio di Macon. Prima, queste si potevano tranquillamente e legittimamente vendere, uccidere, affittare.
 In Italia solo nel 1946 viene concesso loro il diritto di voto e solo nel 1981 vengono abrogati  il delitto d’onore e il matrimonio riparatore.

Oggi lo stillicidio continuo di morti e violenze nei confronti delle donne rivela però che c’è ancora molta strada da compiere.

E questa strada bisogna compierla uniti, uomini e donne insieme lucidamente consapevoli degli aspetti striscianti e meno evidenti di questa tragedia collettiva.

Ogni volta che una donna fa un passo per scrollarsi di dosso il giogo di una realtà in cui non si riconosce, in cui si sente umiliata e offesa, sente dentro di lei una vocina, magari quella di una vecchia zia che le dice “Porta pazienza, sopporta, il tuo uomo non è peggiore di tanti altri, se ti ha mancato di rispetto ciò è accaduto solo perché era stanco, nervoso, c’è di peggio a questo mondo.” E allora la donna stringe i denti, chiude gli occhi e tira dritta, per amore del quieto vivere, ma qualcosa si spegne per sempre in lei.

La bellissima antologia curata da Serena Piccoli, “Or-dite! Trame d’Arte contro la violenza sulle donne” raccoglie testi in poesia, in prosa e teatrali che investigano sugli strappi e sulle lacerazioni del vivere, sull’omertà che si crea intorno a queste ferite, sulla “banalità del male” che porta tante donne ad essere quotidianamente uccise da uomini che le considerano “cose” da distruggere qualora non corrispondano alle aspettative richieste.


Serena Piccoli, insieme ad amiche ed amici accomunati dalla passione per la scrittura,  disseziona gli stereotipi e i condizionamenti della società, della famiglia e delle relazioni, che concorrono e creare i presupposti di questa violenza quotidiana.

Nel monologo teatrale“Non ne usciamo vive” Serena dice:

“Il mio parroco mi diceva che noi donne siamo nate da una costola di Adamo, siamo subalterne per natura biologica e religiosa.
Mia nonna mi diceva: ama l’uomo tuo coi vizi suoi. Sii fedele sempre, a prescindere da come ti tratta.
Mio nonno mi diceva che la donna è stata creata per accudire marito, casa, figli, non occorre che lavori.
Mia madre mi diceva che la donna è più brava ad accudire i figli perché più sensibile, materna e calorosa.
Mio padre mi diceva che era grave che non sapessi cucinare, come avrei fatto durante il matrimonio?
Il mio primo ragazzo mi diceva che dovevo fare la donna vera. Non sapevo ci fosse una donna vera e una falsa.
La mia amica mi diceva che noi donne istighiamo violenza negli uomini.”
In questo testo, l’autrice riesce a cogliere con sguardo acuto tutte le modalità per cui donne si diventa al punto tale da doverne morire.
Quando una donna rinuncia a se stessa, per compiacere un uomo per cui lei non sarà mai abbastanza, si sentirà sempre e comunque inadeguata, nonostante tutte le storture dell’anima che si autoinfligge per accontentarlo. Annientandosi in nome dell’amato, diviene simile alle dame dai piedi di giglio dell’antica Cina, storpia e debole, incapace di reggersi sulle proprie gambe.
A volte, per assecondare la vocina della zia che le consiglia di essere una buona compagna accondiscendente, si nasconde dietro ad un paio di occhiali da sole, per non far vedere che ha pianto e va a fare la spesa come se niente fosse, mentre continua a bruciare in un quotidiano inferno, e nessuno si accorge di nulla.
L’infelicità di questa donna destinata a soccombere la racconta Francesco Sassetto, con uno sguardo sgomento e disincantato sulla tragedia di un’ennesima donna uccisa, nella sua poesia “Stefania”
“Poi sul giornale, a pagina piena, la meraviglia,

il dolore di amici e parenti, le testimonianze,

le dichiarazioni, il pianto unanime dopo il massacro
 senza alcuna ragione.

Senza spiegazione.

Due foto a colori, le foto del prima e del dopo e
 un poliziotto che stende il verbale, le stesse parole.
Non l’avevi davvero capito, Stefania,
 il suo grande amore.”
Ma il dolore cresce, si amplifica e macchia il senso del proprio valore di persona, di soggetto vivo ed in grado di agire nel mondo come scrive Simonetta Sambiase in “Paronomasia”
Questo dolore mi ustiona

mi abusa mi profana

e si amplifica allo sgocciolare da ogni invasione
 dentro

fuori

nel corpo
Questa dissoluzione del corpo, del Sé corporeo, è prodotta dalla violenza e dalla mancanza di rispetto per il femminile, che produce nella donna atteggiamenti improntati ad una profonda insicurezza e disistima che sfocia in comportamenti autolesionistici come ci racconta una poesia di Clery Celeste che segue
Si aspetta lo spazio libero della serratura,
 quando la casa è lenzuola pulite

il vuoto e la pace senza il pesonei suoi confronti

e l’affanno delle colpe, cercare

i miei resti sotto al letto.

Su ogni cosa con cui mi hai colpito
 rimango e poco a poco mi disgrego.
L’alterità irriducibile della donna quindi diviene contrassegno delle persecuzioni che durano da millenni. Eppure, Giorgia Monti auspica nella poesia che segue un nuovo mondo in cui non ci si debba sottomettere, non essere dominati, ma neppure dominare.
Nella pienezza del giorno nuovo
s'infrangeranno le parole
servite a niente

e saranno specchi

per la memoria.

Il mio amico qui

si è appena spolpato

l'ultima fetta di sarcasmo.

Con le mie ho già cucito il sacco
 per le tue budella.
Questa antologia, affronta molti temi e problemi con i quali la maggior parte delle persone evita di confrontarsi  poiché incarnano scomode verità. Pertanto non si può che essere profondamente grati a Serena Piccoli per essersi fatta carico di questa coraggiosa dissezione dei meandri più oscuri dell’anima umana, spesso avvolti nella reticenza.
Solo la parola può sfondare lo spesso muro dell’indifferenza e ricamare nuovi mondi liberi.

 Lucia Guidorizzi
Lucia Guidorizzi declama sue poesie al Bologna in Lettere 2016


Ringrazio Lucia (amica e poeta) per questa recensione dove ogni paragrafo è un fendente alla cultura sessista patriarcale. 



Altre splendide recensioni a Or-dite! le trovate qui (grazie a Lucianna Argentino e Cristina Bove):
http://bit.ly/21ln6Ov

E un mio intervento qui http://bit.ly/1Q9bKgO 
Il libro lo potete richiedere a exosphere@virgilio.it, costa 7 euro e ve lo spediscono a casa. E' edito dall'Associazione Exosphere di Reggio Emilia, associazione creata da 3 grandi donne e scrittrici: Simonetta Sambiase, Gabriella Gianfelici e Federica Galetto. Le loro attività sono tutte a favore delle donne, dell'uguaglianza, della pace, contro qualsiasi odio e intolleranza. Comprare il libro è anche un modo per sostenere le loro nobili iniziative. 
Di violenza sulle donne bisogna parlare parlare parlare e ancora parlare. 

venerdì 3 giugno 2016

Tra acqua e acqua c'è musica e poesia - Giorgia Monti


Performer

Brava interprete di poesie

Artista eclettica

Indefessa e curiosa 

sempre alla ricerca di stimoli e slanci, nuove contaminazioni e stratificazioni


Da anni parlo così di Giorgia Monti, quindi nessuna sorpresa da parte mia quando mi ha detto mesi fa: “Sere, voglio incidere un CD di musica e mie poesie!”

La copertina dell'ep e CD 

Un CD? Quando tutte noi siamo concentrate sulla pubblicazione cartacea, ecco che arriva lei con una nuova avventura, non propriamente tradizionale per una poeta.

Giorgia, ma perché un CD?

"Perché...perché? Amo la musica da sempre, la maggior parte dei miei reading sono accompagnati da musica, credo molto nella commistione parola e suono. Il CD mi è stato proposto da Fabio Fanuzzi quando mi ha sentita presentare Francesca Del Moro (scrittrice e performer, ndr) e leggere una sua poesia. E così ho deciso di farlo, perché sperimentare mi piace, il mio editore dice che i miei testi sono musicali e che nella ricerca delle parole che faccio c'è un'indagine tesa al significato e alla sonorità. Non cerco le rime che non amo molto, bensì consonanza e assonanza, oltre alla musicalità della parola, che si sente quando la si legge. E' un po' il concetto "significato/significante" che include anche questo aspetto. Credo che la musicalità integri e rafforzi la parola, non la faccia soccombere come in alcuni casi che ho sentito"

L'interno del CD con le foto di Valentina Gaglione




Che razza di mondo,
Ed. Cicorivolta, 2012


"Inoltre la poesia ha bisogno di attualizzarsi e questo è anche un modo per veicolarla, ovviamente la parola è predominante. Io scrivo poesie non canzoni, e queste registrazioni non vogliono essere tali, come in altre registrazioni che ho sentito, certamente belle, ma dove la parola si perdeva.
Credo nelle contaminazioni, come nel mio primo libro ("Che razza di mondo" Ed. Cicorivolta, 2012 ndr), la parola si mischiava con l'arte pittorica, qui la musica dialoga con le parole."





E così il 14 aprile esce online su Spotify e ITunes, oltre che su CD, l’ep “Tra acqua e acqua” 4 poesie inedite di e recitate da Giorgia: “Prendi me”, “Tra acqua e acqua”, “Senza titolo”, “Dachau”. Al basso, batteria, chitarra Fabio Fanuzzi, al piano e sax Mario Sboarina. Registrato e masterizzato presso @Fuzz studio recording e con le splendide foto di Dissonanzeridondanti di Valentina Gaglione.


Ascolto online:
http://spoti.fi/1Uv2HFk

http://apple.co/1Uv2UIC


Il CD, sia per musica che per confezione, è di alta qualità, nulla da invidiare a quelli che compriamo dei nostri cantanti preferiti. E’ interessante la sintesi armoniosa tra poesia, recitazione di Giorgia (molto concentrata e ben diretta nell’interpretazione, in qualche punto dal tono più teso di quando legge nei suoi reading) e musica di diversi strumenti.




Sono molto intrigata dalla prima poesia, poiché è duplice e antitetica: Giorgia non crede in Dio, ma tuttavia gli parla, non lo prega, ma allo stesso tempo gli fa una richiesta.


“Prendi me.

Dio che non ti prego, accogli le mie mani disgiunte.

Dio che non ti credo, ascolta la mia parola sola.

Dio che non ti vedo, baratta la mia carne con la sua.

E finalmente abbi peso.”



“Tra acqua e acqua” ha musiche arabeggianti, bello il finale in cui riecheggia la frase: “La differenza tra acqua e acqua è il sale in gola”.


Il sax accompagna “Senza titolo” che si apre con una frase che racchiude, ahimé, un concetto che da secoli viene imposto da subito a noi donne: “A sentirmi piccola mi avete insegnato” . Ma Giorgia, come tante donne, non si spezza, anzi “invece poi inciampo di luce, ho fiuto, abilità di mani ai pensieri allacciate”. Come accade in altre sue poesie, l’inizio è segnato da una imposizione esterna negativa, che pare poterla annientare, ma alla quale risponde con orgoglio e forza per poi sfociare nel finale in cui impone la sua indipendenza “Solo un cartello: privata proprietà.”

Foto della registrazione in studio
“Dachau” unisce osservazioni su quel che è stato il Nazismo e sulla nostra, a volte, superficialità presente nei confronti di questa tragedia.


In tutto l’ep apprezzo molto che la sua voce appaia nitida e la musica non sia uno sfondo, ma elemento importante al pari del testo poetico.

La Poesia, come dico sempre io, fa bene a chi deve far bene e male a chi deve scalfire, unirla così con la musica e l’interpretazione di Giorgia fa avvicinare anche chi, a torto, la snobba ritenendola aulica, antiquata, lontana da noi, roba da sepolcri imbiancati. Online l’ascolto è gratuito, se si vuole fisicamente il CD costa 4 euro, quindi non abbiamo neanche la scusa dell’elevato costo per non ascoltarlo.

Lo potete richiedere qui http://bit.ly/1UAF9il



Declama sue poesie al Festival Bologna in lettere il 28 maggio 2016
Giorgia presenta il suo CD con letture di queste 4 poesie, oltre ad altre di inedite, in giro per locali e rassegne varie. Vi auguro di poterla sentire anche dal vivo, perché uno dei suoi tanti talenti è la capacità di armonizzare tre diversi elementi, cosa di solito difficile e scivolosa per tutti: poetica, interpretazione e allestimento scenico. La sua poetica, come si evince anche dall’ep, è densa, pregna, ha rabbia, sofferenza, ironia, è sguardo beffardo verso ciò che è successo e svela forza d'animo nonostante tutto e tutti. Mentre la sua interpretazione è spesso morbida.

Non la sentirete mai gridare qualche strofa neanche quelle di rabbia accesa, non ne ha bisogno, dice già tutto coi versi. Il pubblico questo lo percepisce, rimane avvolto da un'atmosfera rarefatta di colori e percezioni insolite, perché la poesia è il suo rifugio da un mondo così poco poetico. Ma è anche il suo regalo (è donna estremamente generosa) a noi, gli 'altri', che, non a caso, ci rifugiamo in lei.


Buon ascolto!



"Che razza di mondo" e altri video di Giorgia:http://bit.ly/1XVTjgK

La sua pagina Facebook: http://bit.ly/23gRZEw

Il suo profilo ne La Recherche: http://bit.ly/1Uv3RRb 

giovedì 2 giugno 2016

BOLOGNA IN LETTERE -commenti di partecipanti

Sabato 28 maggio si è conclusa la IV edizione di Bologna in Lettere, “Un festival lungo un anno” dice lo slogan, con una intera giornata ricca di eventi poetici in vari locali del centro.


Francesca Del Moro, scrittrice, traduttrice, performer e una delle organizzatrici del Festival: “Il BIL comprende una serie di eventi che si articolano per molti mesi precedendo le giornate culminanti di maggio ed impegna lo staff pressoché senza soluzione di continuità tra un’edizione e l’altra. Abbiamo faticato non poco questa volta e spesso ci è sembrata una fatica ingrata: non abbiamo ottenuto finanziamenti, le nostre iniziative volte a raccogliere fondi sono perlopiù andate a vuoto e la stampa si è mostrata poco interessata. Siamo rimasti in pochi a barcamenarci tra gli impegni personali e di lavoro e l’organizzazione di un festival che in termini quantitativi e qualitativi avrebbe richiesto uno staff completamente dedicato per molti mesi. Il fatto che, a dispetto di tutto questo, il progetto si ampliasse senza sosta mi sembrava una cosa da pazzi. Chi me lo fa fare? Mi sono detta spesso. Ma sono contenta di non aver mollato perché alla fine i risultati ci sono stati. Gli eventi hanno quasi sempre registrato una buona affluenza ma a premiarci davvero sono state le reazioni degli autori e di molti spettatori che non hanno ancora smesso di inondarci di affetto e stima.”

Posso confermare, perché viste con i miei occhi, sia la buona affluenza che le positive reazioni di autori e pubblico. A questo proposito Fabia Ghenzovich, poeta veneziana invitata al pranzo letterario di sabato, commenta così:  “Mi preme esprimere il mio apprezzamento per l'atmosfera che si è creata e che hanno creato gli organizzatori del festival. Atmosfera di grande accoglienza e serena condivisione, insomma uno star bene in definitiva, di cui li ringrazio.”

Artisti e artiste di sabato 28 maggio

Lucia Guidorizzi, poeta padovana invitata a declamare nel pomeriggio di sabato, commenta :  “E’ stato come immergersi in una sorta di “stream of consciousness”,in un flusso vivo di parole, in un magmatico dono di speranza. E’ stata un’esperienza coinvolgente, densa d’incontri umani e culturali dalla quale sono uscita arricchita di idee e di confronti costruttivi. Si è respirato un clima di generosa accoglienza, di autenticità e di vero scambio creativo, cosa rara di questi tempi e perciò ancor più preziosa.”

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Giorgia Monti, scrittrice e performer forlivese, invitata a declamare la sera di sabato: “Ciò che mi ha lasciato il BIL è sicuramente un’emozione positiva grazie al gran bel clima di ascolto e scambio dato dall’assenza di prosopopea o toni finti. Ho percepito stima tra noi autori, non ho sentito aleggiare invidia, supponenza, o altro di negativo. Vi è stata attenzione e rispetto da parte di tutti, ovviamente ognuno coi propri gusti, sappiamo bene che possiamo piacere o no, me compresa, ma in generale l’atmosfera era assolutamente positiva.”


Continua Del Moro: “In particolare si è dimostrata vincente la scelta di articolare la maratona poetica, che ci caratterizza fin dalla prima edizione, in vari spazi della città ma senza compresenza di eventi in modo da evitare la dispersione e la frustrazione di non poter assistere a tutte le letture. È stato davvero bello spostarci insieme da un evento all’altro attraverso il centro, bello vedere i poeti scambiare libri ed esperienze. Come è accaduto spesso in passato, da questi incontri nasceranno con ogni probabilità nuove amicizie e collaborazioni.”
Monti ascolta il reading

Io stessa ho conosciuto di persona autrici di cui avevo letto poesie, ma mai incontrate, e sì, è stato davvero stimolante parlarci finalmente assieme!  

Le intervistate fanno anche nomi e cognomi, ed è interessante vedere quali.
Ghenzovich: “Volevo mettere in evidenza la pluralità degli approcci alla poesia. Poesia come testo, poesia come esperienza sonora e performance e video fino ad arrivare a forme d'arte pura quando la performance investe il corpo e la sua espressione nel rapporto individuo-mondo. Parlo in questo caso della Cera Rosco, per esempio, che usa il suo corpo di donna come oggetto-soggetto trasfigurandolo in visione.”

Monti: “Ho il rammarico di non aver seguito di più il festival, mi ripropongo sempre di seguire gli eventi, ma poi la distanza, il lavoro e impegni vari della vita si mettono d’ostacolo con conseguente frustrazione per il mancato approfondimento. Sono riuscita almeno a seguire la maratona del 28 maggio. E cito Pier Francesco De Iulio, come poeta che più mi ha mosso e smosso.”
Concordo con Giorgia, anche a me De Iulio ha colpito più di tutti con le sue poesie brevi, efficaci, pulite, ricche di immagini originali e forti in cui parla d’amore senza mai citarlo.

Giorgia Monti declama. Foto di Jacopo Ninni.

Del Moro: “Un altro aspetto interessante della maratona è il fatto che ciascun membro dello staff sia chiamato a scegliere autori da invitare ma che poi si ritrovi a condurre eventi con autori scelti da altri. È un altro modo per ampliare la propria visione, conoscere persone nuove e stringere legami. Personalmente sono molto felice di aver portato nel nostro festival autrici che amo come Giorgia Monti e Alba Gnazi e a mia volta sono grata agli altri per avermi fatto scoprire molti bravissimi poeti, tra cui Francesco Filia e Chiara Cantagalli. Faccio solo quattro nomi ma ce ne sarebbero molti altri. Bologna in Lettere è per me una delle migliori espressioni della vivacità e della ricchezza che caratterizzano il panorama poetico attuale. 
Il festival concepito da Enzo Campi, da cui ho imparato l’importanza di avere uno sguardo a 360 gradi che abbracci anche autori apparentemente distanti dal proprio modo di essere e di scrivere, ha come sua principale caratteristica quella di unire due aspetti che mi interessano particolarmente: da un lato conduce un’esplorazione capillare della realtà poetica contemporanea richiamando decine di autori da tutto il territorio nazionale, dall’altro si dedica allo studio di figure importanti per la nostra storia letteraria attraverso varie forme espressive e sotto molteplici punti di vista. Personalmente sono lieta di aver proposto e poi curato gli eventi che nei mesi precedenti alle giornate di maggio sono stati dedicati a Luigi di Ruscio e Massimiliano Chiamenti.”

Il pubblico al Cortile Café

Protagonista di questa edizione del festival è stata Amelia Rosselli (1870-1954), scrittrice, giornalista, attivista politica e prima drammaturga italiana, la cui figura “è stata approfondita attraverso riflessioni critiche, letture, performance multilingue, musica, video, la produzione di un libro e una mostra di suoi ritratti realizzati dal fotografo Dino Ignani” dice Del Moro.

Ghenzovich: “Interessantissima la parte critica e saggistica relativa alla Rosselli, con interventi di studio e ricerca e un concorso dedicato alla sua poetica. Un terreno fertile di sperimentazione a 360°, stimolante e vivo, nel quale sono stata felicemente coinvolta a mettere un mio piccolo semino.”

Guidorizzi declama presso Altro? 

Guidorizzi: “Ho deciso di leggere una parte della sezione del mio ultimo libro “Controcanto” Supernova, 2016, dedicato a lei. Capita che, per una sorta di empatico attraversamento si venga abitati da luoghi, voci, incontri, che prendono spazio dentro di noi, fino a possederci completamente. Ciò avviene in una condizione paragonabile al torpore sonnambolico, nella quale la nostra mente inizia ad operare spontaneamente, snocciolando parole e versi, senza alcuna riserva culturale, senza alcun deterrente razionale, senza alcun filtro logico-critico.
Le parole che nel tempo sono state pronunciate, sono come onde luminose che continuano a vibrare nello spazio e noi, a volte impunemente, possiamo captarle e riarrangiarle, trasformandoci in una sorta di cassa di risonanza.
Dopo una lettura globale ed intensiva dell'opera poetica di Amelia Rosselli, mi è accaduto di fare questo genere di esperienza. La sua voce poetante, che procede attraverso slittamenti linguistici, allitterazioni, glossolalie ed ecolalie, allargando orizzonti di senso, si è insediata potentemente dentro di me e, senza darmi tregua, ha preso forma e consistenza assumendo un ritmo suo proprio. Non ho potuto resisterle: ho preso la penna ed ho iniziato a scrivere, sotto sua dettatura.
Nella mia mente echeggiavano le incandescenze ed i disagi di Amelia, il suo dolore e la sua irriducibile e tragica bellezza interiore, uniti alla lucida consapevolezza del suo essere straniera in ogni dove.
Mi sono lasciata attraversare dal vento del suo immaginario poetico, mettendomi in ascolto  dell'intensità della sua voce monologante, di lei che, raccontava, attraverso mille reticenze ed ostensioni, la sua sofferta parabola esistenziale, attraversando "anacoreta e vergognosa" la storia turbata del Novecento, riuscendo a far sgorgare, quasi come  da una partitura musicale, ogni silenzio  ed ogni parola che l'abitavano, ogni luce ed ombra che l'attraversavano, ogni turbamento ed ogni estasi che la torturavano incessantemente.
Le ho fatto posto dentro di me, nient'altro, ed ho lasciato che sgorgassero spontaneamente parole che si sono tramutate in una sorta di eco.”

Da sx Guidorizzi, Piccoli, Monti, Ghenzovich

Il tema del BIL 2016 era Stratificazioni, ho chiesto a Giorgia Monti perché abbia voluto leggere, tra le sue tante, proprio quelle sue poesie (edite e inedite): “Le ho scelte non solo perché sono testi nuovi e recenti  e quindi più vicino a me, ma perché rappresentano la mia evoluzione creativo-poetica. Qualcosa di nuovo che si è stratificato in me, un deposito rispetto alla poetica precedente, che conferma il mio stile o, come direbbe il mio editore (Cicorivolta, ndr), la mia voce.”


Anch’io ho declamato la sera presso il Cortile Cafè di via Nazario Sauro nel gruppo di Giorgia e di nuovo le rubo le parole, visto che pure io ho scelto mie poesie inedite per lo stesso motivo (come vedete, mica dico a caso che lei è la mia metà poetica!). Come ultima poesia ne ho declamata una inedita ispirata a Giorgia (descrivendo la persona e la poeta), donna dalle molteplici affascinanti stratificazioni che ha, a sua volta negli ultimi 3 anni, arricchito la sottoscritta con altrettanti strati benefici. La poesia “Con te” l’ho trascritta su un foglio dipinto a mano, regalatomi da un’altra cara amica: stratificazioni letterarie e visive, oltre che d’Amicizia.

Ecco il video: https://youtu.be/A-JYnmHYpps 

Declamo "Con te" al Cortile Cafè. Foto di Jacopo Ninni

Il Bologna in Lettere si è concluso, è stata una edizione ben riuscita, grazie all'ideatore Enzo Campi, ai tanti organizzatori e ad autori e autrici presenti. Vi lascio con la frase di Agnese che si aggirava tutto il giorno nei luoghi del BIL con un bell’esemplare di cane bianconero molto mite e silenzioso : “Ha l’abitudine di ascoltare poesia. Ha anche i suoi gusti. Se qualcosa non gli va a genio, si fa sentire e vuole andar via. Oggi, come vedi, gli è piaciuto tutto!”

E come si sa: bambini e cani sono la voce della verità…








Da Controcanto – Lucia Guidorizzi

PARTITURA INCOMPIUTA PER AMELIA
Ecolalie inconcluse
                                           
"Il sole brillava ed era una grande cafonata
il suo andare, il sole brillava, ed era per te,
che io morivo senza ritegno!"  
                                                            Amelia Rosselli

 VIII

Ti offristi come guiderdone alla mia vacante sensibilità
nel frastornarmi con promesse estreme
mi tramortisti con gragnuole evocative
mi abbagliasti di scoppiettanti stupori
mi affumicasti con solfatare emotive

Non fui cauta anzi mi giocai
tutta ma proprio tutta nel mettere
il cuore e le mani lì dove non si vede
di donna mai mi appartennero le furbizie
e il calcolo di ostentate fragilità

Anche se mi ero frantumata per il mondo
esponendomi senza oculatezza
alla temperie dell'abbandono
ora ricoprivo l' inverecondia delle mie ferite
col rude saio della dignità

La mia nobiltà si palesava nel silenzio
nel non richiedere lacrimose intercessioni
anche se mi sentivo sfigurata
dal tuo sguardo distolto dalla tua assenza
lieve linea lignea che allignava tempesta

Da allora sono io
quella che continua a perdere
e mi va bene così di portare con grazia
la mia carne viva per il mondo
e di non rivendicare il guiderdone


(…)

                                                      XII

Ed ecco che in ipnagogica visione
mi sframmento mi sfrantumo nel fermento
e gli stanchi esautorati comizi delle parole
si sfrangiano scolorandosi in giardini
privati segregati

Ma tu che procedi imperituro
sulla carreggiata dei miei dolori
sfiammami gli occhi
fammi alba
fatti aurora nel cranio

E insidiando l'ippocampo insediati nell'amigdala
domina l'emisfero più remoto del cervello
nel macinare mostri
nel macinare i nostri
infiniti scontri e riscontri

Nell'accomiatarmi dai reami
cedevoli e manchevoli
d'un tempo mai vissuto
la mia tempesta diviene
bagaglio indegno

Celeste Impuro
pregno di nubi
che passano
senza pioggia senza posa
in amorosa imperfezione