Sabato 28 maggio si è conclusa la IV
edizione di Bologna in Lettere, “Un
festival lungo un anno” dice lo slogan, con una intera giornata ricca di eventi
poetici in vari locali del centro.
Francesca Del Moro, scrittrice, traduttrice, performer e una
delle organizzatrici del Festival: “Il BIL comprende una serie di eventi che si
articolano per molti mesi precedendo le giornate culminanti di maggio ed
impegna lo staff pressoché senza soluzione di continuità tra un’edizione e
l’altra. Abbiamo faticato non poco questa volta e spesso ci è sembrata una
fatica ingrata: non abbiamo ottenuto finanziamenti, le nostre iniziative volte
a raccogliere fondi sono perlopiù andate a vuoto e la stampa si è mostrata poco
interessata. Siamo rimasti in pochi a barcamenarci tra gli impegni personali e
di lavoro e l’organizzazione di un festival che in termini quantitativi e
qualitativi avrebbe richiesto uno staff completamente dedicato per molti mesi. Il
fatto che, a dispetto di tutto questo, il progetto si ampliasse senza sosta mi
sembrava una cosa da pazzi. Chi me lo fa fare? Mi sono detta spesso. Ma sono
contenta di non aver mollato perché alla fine i risultati ci sono stati. Gli
eventi hanno quasi sempre registrato una buona affluenza ma a premiarci davvero
sono state le reazioni degli autori e di molti spettatori che non hanno ancora
smesso di inondarci di affetto e stima.”
Posso confermare, perché viste con i miei occhi, sia la
buona affluenza che le positive reazioni di autori e pubblico. A questo proposito
Fabia Ghenzovich, poeta veneziana invitata al pranzo letterario di sabato,
commenta così: “Mi preme esprimere il
mio apprezzamento per l'atmosfera che si è creata e che hanno creato gli
organizzatori del festival. Atmosfera di grande accoglienza e serena
condivisione, insomma uno star bene in definitiva, di cui li ringrazio.”
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Artisti e artiste di sabato 28 maggio |
Lucia Guidorizzi, poeta padovana
invitata a declamare nel pomeriggio di sabato, commenta : “E’ stato come immergersi in una sorta di “stream of consciousness”,in un flusso
vivo di parole, in un magmatico dono di speranza. E’ stata un’esperienza coinvolgente,
densa d’incontri umani e culturali dalla quale sono uscita arricchita di idee e
di confronti costruttivi. Si è respirato un clima di generosa accoglienza, di
autenticità e di vero scambio creativo, cosa rara di questi tempi e perciò
ancor più preziosa.”
Sulla stessa lunghezza d’onda
anche Giorgia Monti, scrittrice e performer forlivese, invitata a declamare la
sera di sabato: “Ciò che mi ha lasciato il BIL è sicuramente un’emozione
positiva grazie al gran bel clima di ascolto e scambio dato dall’assenza di
prosopopea o toni finti. Ho percepito stima tra noi autori, non ho sentito
aleggiare invidia, supponenza, o altro di negativo. Vi è stata attenzione e
rispetto da parte di tutti, ovviamente ognuno coi propri gusti, sappiamo bene
che possiamo piacere o no, me compresa, ma in generale l’atmosfera era assolutamente
positiva.”
Continua Del Moro: “In particolare si è dimostrata vincente
la scelta di articolare la maratona poetica, che ci caratterizza fin dalla
prima edizione, in vari spazi della città ma senza compresenza di eventi in
modo da evitare la dispersione e la frustrazione di non poter assistere a tutte
le letture. È stato davvero bello spostarci insieme da un evento all’altro
attraverso il centro, bello vedere i poeti scambiare libri ed esperienze. Come è
accaduto spesso in passato, da questi incontri nasceranno con ogni probabilità
nuove amicizie e collaborazioni.”
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Monti ascolta il reading |
Io stessa ho conosciuto di persona autrici di cui avevo
letto poesie, ma mai incontrate, e sì, è stato davvero stimolante parlarci finalmente
assieme!
Le intervistate fanno anche nomi e cognomi, ed è
interessante vedere quali.
Ghenzovich: “Volevo mettere in evidenza la pluralità degli
approcci alla poesia. Poesia come testo, poesia come esperienza sonora e
performance e video fino ad arrivare a forme d'arte pura quando la performance
investe il corpo e la sua espressione nel rapporto individuo-mondo. Parlo in
questo caso della Cera Rosco, per esempio, che usa il suo corpo di donna come
oggetto-soggetto trasfigurandolo in visione.”
Monti: “Ho il rammarico di non aver seguito di più il
festival, mi ripropongo sempre di seguire gli eventi, ma poi la distanza, il lavoro
e impegni vari della vita si mettono d’ostacolo con conseguente frustrazione per
il mancato approfondimento. Sono riuscita almeno a seguire la maratona del 28
maggio. E cito Pier Francesco De Iulio, come poeta che più mi ha mosso e
smosso.”
Concordo con Giorgia, anche a me De Iulio ha colpito più di
tutti con le sue poesie brevi, efficaci, pulite, ricche di immagini originali e
forti in cui parla d’amore senza mai citarlo.
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Giorgia Monti declama. Foto di Jacopo Ninni. |
Del Moro: “Un altro aspetto interessante della maratona è il
fatto che ciascun membro dello staff sia chiamato a scegliere autori da
invitare ma che poi si ritrovi a condurre eventi con autori scelti da altri. È
un altro modo per ampliare la propria visione, conoscere persone nuove e
stringere legami. Personalmente sono molto felice di aver portato nel nostro
festival autrici che amo come Giorgia Monti e Alba Gnazi e a mia volta sono
grata agli altri per avermi fatto scoprire molti bravissimi poeti, tra cui
Francesco Filia e Chiara Cantagalli. Faccio solo quattro nomi ma ce ne
sarebbero molti altri. Bologna in Lettere è per me una delle migliori
espressioni della vivacità e della ricchezza che caratterizzano il panorama
poetico attuale.
Il festival concepito da Enzo Campi, da cui ho imparato
l’importanza di avere uno sguardo a 360 gradi che abbracci anche autori apparentemente
distanti dal proprio modo di essere e di scrivere, ha come sua principale
caratteristica quella di unire due aspetti che mi interessano particolarmente:
da un lato conduce un’esplorazione capillare della realtà poetica contemporanea
richiamando decine di autori da tutto il territorio nazionale, dall’altro si
dedica allo studio di figure importanti per la nostra storia letteraria attraverso
varie forme espressive e sotto molteplici punti di vista. Personalmente sono
lieta di aver proposto e poi curato gli eventi che nei mesi precedenti alle
giornate di maggio sono stati dedicati a Luigi di Ruscio e Massimiliano
Chiamenti.”
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Il pubblico al Cortile Café |
Protagonista di questa edizione del festival è stata Amelia
Rosselli (1870-1954), scrittrice, giornalista, attivista politica e prima
drammaturga italiana, la cui figura “è stata approfondita attraverso
riflessioni critiche, letture, performance multilingue, musica, video, la
produzione di un libro e una mostra di suoi ritratti realizzati dal fotografo
Dino Ignani” dice Del Moro.
Ghenzovich: “Interessantissima la parte critica e saggistica
relativa alla Rosselli, con interventi di studio e ricerca e un concorso
dedicato alla sua poetica. Un terreno fertile di sperimentazione a 360°,
stimolante e vivo, nel quale sono stata felicemente coinvolta a mettere un mio
piccolo semino.”
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Guidorizzi declama presso Altro? |
Guidorizzi: “Ho deciso di leggere
una parte della sezione del mio ultimo libro “Controcanto” Supernova, 2016,
dedicato a lei. Capita che, per una sorta di empatico attraversamento si venga
abitati da luoghi, voci, incontri, che prendono spazio dentro di noi, fino a
possederci completamente. Ciò avviene in una condizione paragonabile al torpore
sonnambolico, nella quale la nostra mente inizia ad operare spontaneamente,
snocciolando parole e versi, senza alcuna riserva culturale, senza alcun
deterrente razionale, senza alcun filtro logico-critico.
Le parole che nel tempo sono
state pronunciate, sono come onde luminose che continuano a vibrare nello
spazio e noi, a volte impunemente, possiamo captarle e riarrangiarle,
trasformandoci in una sorta di cassa di risonanza.
Dopo una lettura globale ed
intensiva dell'opera poetica di Amelia Rosselli, mi è accaduto di fare questo
genere di esperienza. La sua voce poetante, che procede attraverso slittamenti
linguistici, allitterazioni, glossolalie ed ecolalie, allargando orizzonti di
senso, si è insediata potentemente dentro di me e, senza darmi tregua, ha preso
forma e consistenza assumendo un ritmo suo proprio. Non ho potuto resisterle:
ho preso la penna ed ho iniziato a scrivere, sotto sua dettatura.
Nella mia mente echeggiavano le
incandescenze ed i disagi di Amelia, il suo dolore e la sua irriducibile e
tragica bellezza interiore, uniti alla lucida consapevolezza del suo essere
straniera in ogni dove.
Mi sono lasciata attraversare dal
vento del suo immaginario poetico, mettendomi in ascolto dell'intensità della sua voce monologante, di
lei che, raccontava, attraverso mille reticenze ed ostensioni, la sua sofferta
parabola esistenziale, attraversando "anacoreta e vergognosa" la
storia turbata del Novecento, riuscendo a far sgorgare, quasi come da una partitura musicale, ogni silenzio ed ogni parola che l'abitavano, ogni luce ed
ombra che l'attraversavano, ogni turbamento ed ogni estasi che la torturavano
incessantemente.
Le ho fatto posto dentro di me,
nient'altro, ed ho lasciato che sgorgassero spontaneamente parole che si sono
tramutate in una sorta di eco.”
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Da sx Guidorizzi, Piccoli, Monti, Ghenzovich |
Il tema del BIL 2016 era Stratificazioni,
ho chiesto a Giorgia Monti perché abbia voluto leggere, tra le sue tante,
proprio quelle sue poesie (edite e inedite): “Le ho scelte non solo perché sono
testi nuovi e recenti e quindi più
vicino a me, ma perché rappresentano la mia evoluzione creativo-poetica. Qualcosa
di nuovo che si è stratificato in me, un deposito rispetto alla poetica precedente,
che conferma il mio stile o, come direbbe il mio editore (Cicorivolta, ndr), la
mia voce.”
Anch’io ho declamato la sera presso il Cortile Cafè di via
Nazario Sauro nel gruppo di Giorgia e di nuovo le rubo le parole, visto che
pure io ho scelto mie poesie inedite per lo stesso motivo (come vedete, mica
dico a caso che lei è la mia metà poetica!). Come ultima poesia ne ho declamata
una inedita ispirata a Giorgia (descrivendo la persona e la poeta), donna dalle
molteplici affascinanti stratificazioni che ha, a sua volta negli ultimi 3 anni,
arricchito la sottoscritta con altrettanti strati benefici. La poesia “Con te” l’ho
trascritta su un foglio dipinto a mano, regalatomi da un’altra cara amica:
stratificazioni letterarie e visive, oltre che d’Amicizia.
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Declamo "Con te" al Cortile Cafè. Foto di Jacopo Ninni |
Il Bologna in Lettere si è concluso, è stata una edizione
ben riuscita, grazie all'ideatore Enzo Campi, ai tanti organizzatori e ad autori e autrici presenti. Vi
lascio con la frase di Agnese che si aggirava tutto il giorno nei luoghi del
BIL con un bell’esemplare di cane bianconero molto mite e silenzioso : “Ha l’abitudine
di ascoltare poesia. Ha anche i suoi gusti. Se qualcosa non gli va a genio, si
fa sentire e vuole andar via. Oggi, come vedi, gli è piaciuto tutto!”
E come si sa: bambini e cani sono la voce della verità…
Da Controcanto – Lucia Guidorizzi
PARTITURA INCOMPIUTA PER AMELIA
Ecolalie inconcluse
"Il sole brillava ed era una grande cafonata
il suo andare, il sole brillava, ed era per te,
che io morivo senza ritegno!"
Amelia Rosselli
VIII
Ti offristi come guiderdone alla
mia vacante sensibilità
nel frastornarmi con promesse
estreme
mi tramortisti con gragnuole
evocative
mi abbagliasti di scoppiettanti
stupori
mi affumicasti con solfatare
emotive
Non fui cauta anzi mi giocai
tutta ma proprio tutta nel mettere
il cuore e le mani lì dove non si
vede
di donna mai mi appartennero le
furbizie
e il calcolo di ostentate
fragilità
Anche se mi ero frantumata per il
mondo
esponendomi senza oculatezza
alla temperie dell'abbandono
ora ricoprivo l' inverecondia
delle mie ferite
col rude saio della dignità
La mia nobiltà si palesava nel
silenzio
nel non richiedere lacrimose
intercessioni
anche se mi sentivo sfigurata
dal tuo sguardo distolto dalla
tua assenza
lieve linea lignea che allignava
tempesta
Da allora sono io
quella che continua a perdere
e mi va bene così di portare con
grazia
la mia carne viva per il mondo
e di non rivendicare il
guiderdone
(…)
XII
Ed ecco che in ipnagogica visione
mi sframmento mi sfrantumo nel
fermento
e gli stanchi esautorati comizi
delle parole
si sfrangiano scolorandosi in
giardini
privati segregati
Ma tu che procedi imperituro
sulla carreggiata dei miei dolori
sfiammami gli occhi
fammi alba
fatti aurora nel cranio
E insidiando l'ippocampo
insediati nell'amigdala
domina l'emisfero più remoto del
cervello
nel macinare mostri
nel macinare i nostri
infiniti scontri e riscontri
Nell'accomiatarmi dai reami
cedevoli e manchevoli
d'un tempo mai vissuto
la mia tempesta diviene
bagaglio indegno
Celeste Impuro
pregno di nubi
che passano
senza pioggia senza posa
in amorosa imperfezione